Dalla fragilità alla relazione, attraverso il cammino e il gruppo
Prendo spunto dalla proiezione di un film cui ho assistito giorni fa, nel quale si racconta la vicenda di due persone tra loro sconosciute che, gravemente sofferenti per aver subito ciascuna un grave lutto, durante un viaggio tra le montagne dell’Alto Adige, riescono a superare il trauma psicologico e a ritrovare la serenità grazie al potere fortemente taumaturgico di quell’impareggiabile ambiente montano.
Non casualmente tutto ciò avviene in montagna: l’ambiente è uno strumento potente in un percorso di rigenerazione delle fragilità; se ne sente la presenza viva e avvolgente dello spirito, ci si predispone allo stupore per il Bello che man mano si incontra, ed è un luogo in cui tutto accade e dove nessuno si sente solo.
Non sono nuovo a questo argomento: molti anni fa (ahimè ormai nel lontano 2002) ho avuto l’occasione di seguire uno dei tanti progetti sviluppati dalla scuola di alpinismo Alpiteam con la Comunità Arca di Como per il recupero dalle tossicodipendenze. Attraverso la dura ma sempre affascinante esperienza della montagna, il progetto offriva alle e agli ospiti della comunità la prospettiva di una vita migliore, libera dalle dipendenze di ogni genere.
I momenti di allegria, di difficoltà, anche di paura e di soddisfazione, vissuti con un profondo coinvolgimento emotivo, li preparavano al difficile rientro alla normalità della vita quotidiana.
In seguito a queste esperienze di Alpiteam si sono sviluppate molte iniziative progettuali di intervento da parte delle Sezioni CAI, in collaborazione con Enti e istituzioni operanti nel mondo delle fragilità quali ASL, ASST e ONLUS di tutto il territorio nazionale.
Sono progetti di Montagnaterapia che hanno come obiettivo quello di consentire a persone fragili di rapportarsi con contesti positivi e di trarne vantaggi per la vita di tutti i giorni. Le escursioni in montagna, stimolando tutti i sensi, lasciano ai partecipanti la possibilità di sentirsi autosufficienti, di autogestirsi e di affrontare le paure che via via si presentano.
Con lo scopo di coordinare il lavoro delle sezioni e formare operatori volontari competenti, il CAI Centrale ha istituito una Struttura Operativa di Accompagnamento Solidale (SODAS), oltre che per far conoscere le attività di Montagnaterapia (MT) e di Escursionismo Adattato (EA), una modalità più inclusiva di condurre attività escursionistiche.
Anche la Sezione CAI di Calco ha intrapreso attività di MT da molti anni, inizialmente su base spontanea, poi attraverso una convenzione con l’ASST di Lecco, per la conduzione di progetti di accompagnamento dei pazienti della Comunità Riabilitativa ad Alta Assistenza di Cernusco Lombardone e del Centro Diurno di Merate.
Il progetto, denominato “Camminare insieme per fare gruppo, ascoltare il proprio corpo e conoscere il territorio dove si vive”, prevede escursioni guidate dai nostri volontari come attività complementari e integrate ai programmi riabilitativi del Dipartimento Salute Mentale e delle Dipendenze.
Nel 2025 sono state effettuate complessivamente 19 gite, di cui 9 giornaliere, da febbraio a dicembre, con proiezioni di film in sede e presso il Centro di Merate nelle giornate di cattivo tempo.
A conclusione di questa esperienza credo proprio di confermare che la montagna insegna che la vera forza sta nel gruppo, che ogni individuo può sentirsi parte del branco, protetto e al tempo stesso libero di esprimersi.
L’inclusione deve essere la nostra meta: non una parola astratta, ma un’esperienza reale e trasformativa. Ed è per questo che la Montagnaterapia fa bene, rasserena e risana tutti coloro che la praticano: pazienti, educatori e volontari del Club Alpino Italiano.
Pino